La Questione Armena - Storia e Attualità - La Storia Dimenticata

 La Questione Armena

Antefatti

A partire dalla metà del XIX secolo, le grandi potenze europee furono infastidite dal trattamento da parte dell'Impero Ottomano verso le sue minoranze cristiane e fecero pressione perché estendesse uguali diritti a tutti i cittadini. Nei Balcani gli europei si impegnarono attivamente partecipando alle guerre d'indipendenza di Bosnia, Bulgaria, Grecia e Serbia, mentre gli armeni ricevettero un interesse molto minore e nessun tipo di sostegno. Precedentemente però, nel 1827-28, lo zar Nicola I cercò l'aiuto degli armeni risiedenti in Persia nella guerra russo-persiana, incoraggiandoli a trasferirsi in Russia. Adottarono ben presto i modi locali e vinto il conflitto, molte regioni persiane a maggioranza armena furono annesse alla Russia, la quale man mano che si espandeva verso sud era sempre più coinvolta negli affari ottomani.

Il Congresso di Berlino

Nel 1878 si concluse la guerra russo-turca con il Trattato di Santo Stefano, il quale stabiliva che le truppe russe si sarebbero ritirate dalle regioni ottomane abitate dagli armeni. Tuttavia il Patriarca Armeno di Costantinopoli Nerses II Varzhapetian, vedendo nella Russia una via di uscita dai massacri che il suo popolo doveva subire nell'Impero Ottomano, convinse lo zar ad inserire la clausola dell'articolo 16, che stabiliva che la ritirata sarebbe stata effettuata solo se fossero state attuate riforme per la protezione degli armeni da parte dei turchi. La Gran Bretagna si oppose alla permanenza russa in così tanto territorio ottomano e avviò nuove negoziazioni sulla questione nel Congresso di Berlino dello stesso anno. L'articolo 16 fu così trasformato nell'articolo 61, con l'impegno dell'Impero Ottomano ad attuare le giuste riforme e ad informare periodicamente a riguardo gli europei ma rimuovendo ogni menzione delle truppe russe. Difatti tuttavia, le riforme furono realizzate solo in minima parte e gli armeni continuarono a subire trattamenti spietati. Mkrtich Khrimian, colui che sarebbe diventato  Catholicos in futuro, guidò quindi a Berlino una delegazione per presentare il caso armeno e incoraggiò il popolo all'autodeterminazione seguendo l'esempio della Bulgaria, ma venne ignorato in entrambi i casi.

Il Genocidio Armeno

A partire dal 1894 fino al 1914 il popolo armeno subì quasi incessantemente massacri e stermini. Agli inizi degli anni novanta dell'800 le manifestazioni armene per l'adempimento delle riforme del Congresso di Berlino si fecero sempre più forti e il sultano Abdul Hamid II reagì incitando i musulmani locali alla violenza ed inviando milizie irregolari assassinando migliaia di armeni e bruciando i loro villaggi. Queste repressioni durarono fino al 1898 e passarono alla storia con il nome di "Massacri Hamidiani", con circa 200.000 vittime stimate. Nel periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale nell'Impero Ottomano si era stabilito il governo dei "Giovani Turchi", i quali, temendo che gli armeni si potessero alleare con i nemici russi, dal 1909 iniziarono ad attuare lo sterminio degli armeni. Nel 1913 il governo fondò la cosiddetta "Organizzazione Speciale" e tra il 1914 ed il 1915 furono liberati dal carcere migliaia di prigionieri per formare i membri di tale organizzazione. Con la legge Tehcir del 29 maggio 1915 che autorizzava la deportazione degli armeni da parte degli ottomani iniziava il genocidio vero e proprio. La maggior parte delle vittime perì per fame, malattia o sfinimento nelle "marce della morte". Le vittime sono state circa 1.500.000; le fonti turche tendono a minimizzare la cifra. Il Genocidio Armeno è stato tra l'altro riconosciuto solamente da 29 paesi, il primo dei quali l'Uruguay nel 1965. La Turchia continua a negare i "fatti del 1915" arrivando anche ad arrestare chi parla pubblicamente di genocidio. L'Italia riconobbe il triste evento solo nel 2019, cosa che non rende onore al nostro paese anche perché la maggior parte bizantini che controllarono la penisola e fondarono città (tra cui Catanzaro) dal VI al XI secolo provenivano dall'Armenia.

La Guerra del Nagorno-Karabakh

Recentemente l'Armenia è stata nuovamente luogo di guerra. Con una legge sovietica del 1990 se all'interno di una repubblica che avesse guadagnato l'indipendenza dall'Unione vi fosse stata una o più regioni autonome che non desideravano seguire la scelta della repubblica di appartenenza avevano il diritto di dichiarare la propria indipendenza. Questo caso si verificò nel 1992 quando l'Azerbaijan si segregò dall'Unione Sovietica e la regione a maggioranza armena del Nagorno Karabakh-Artsakh si dichiarò repubblica indipendente. L'Azerbaijan però non rispettò la clausola e rivendicò il territorio come proprio. Così le tensioni tra Armenia e Azerbaijan crebbero portando a due conflitti armati nel 1994 e nel 2020, ma il Nagorno Karabakh rimane ancora sotto controllo azero e senza riconoscimento internazionale. 

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Fonti: wikipedia.org

Scritto e redatto da Gennaro Fregola

Commenti

  1. Davvero una vicenda complessa ma i processi politici che regolano questi fatti sono più o meno gli stessi utilizzati in altre epoche ed altri luoghi.
    E alla fine chi subisce le conseguenze nell'indifferenza generale sono etnie indifese.

    RispondiElimina

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