Il raggiro dell'incognito - Storia di un mistero sulle onde: Giorno quinto - Libri e Letteratura - Un giallo scritto da me
Il raggiro dell'incognito
Storia di un mistero sulle onde
Giorno quinto
Owen rimase a bocca aperta, incredulo.
“Fatemi vedere.” Farfugliò. Così, come un piccolo corteo, Tom e Philips guidavano il capitano sul luogo del delitto da loro scoperto, seguiti anche da Knight, Butler, l’ispettore Wilkinson e gli altri due uomini. Furono condotti davanti la sala macchine, sul ponte inferiore. Sulla soglia dell’uscio di essa giaceva il corpo senza vita del vicecapitano Cecil Palmer, con una ferita fresca al centro del petto. Alla vista del cadavere, ci furono un paio di secondi in cui il solo suono era il respiro irregolare, turbato, ansioso e sorpreso dei presenti. Knight e Butler però non ne erano scossi, ormai abituati a tali scene, e Tom manteneva la sua solita imperturbabilità. Knight fu il primo ad avvicinarsi al defunto Palmer, dicendo:
“Sembra essere stata usata un’arma da taglio…”
“La stessa usata nei sabotaggi.” Disse Butler.
“Andiamo fate vedere!” Esclamò l’ispettore Wilkinson. “In effetti… Sembra sia stato usato un coltello. Però non credo sia lo stesso usato nei sabotaggi, penso che abbiano usato una sega o qualcosa simile.”
“Ispettore, si sbaglia. Venite a vedere la cinghia di trasmissione.” Replicò Knight.
Il motore era sempre acceso e sbocchi di vapore uscivano dal fumaiolo, l’ingranaggio primario girava ancora a normale velocità, ma era privato della cinghia che lo connetteva al secondario e quindi all’elica.
“Come crede che una sega abbia potuto tagliare una cinghia in veloce movimento?” chiese sarcasticamente Knight. È chiaro, è stato usato un coltello o comunque qualcosa capace di effettuare tagli netti e veloci”.
“Ma… Il seghetto trovato sotto il bancone del bar?” Chiese l’ispettore.
“È stato messo lì per incolpare il barista! Ne sono ormai certo! Non è stata neanche una mossa troppo intelligente, infatti l’ho capito!”
“Mr. Knight! Lei parla senza sufficienti prove!”
“Sono io o è lei senza un’adeguata capacità analitica?”
“Guardi che posso farla arrestare per oltraggio a pubblico ufficiale! E poi, se lei si ritiene così esperto, perché non fa più l’investigatore di professione?”
Knight si sentì colpito nel profondo. Per sua fortuna, si potrebbe dire non sapendo egli cosa rispondere, in quel momento intervenne il capitano: “Insomma signori! È appena stato ucciso un ufficiale marittimo mio collega mentre una serie di sabotaggi accadono sulla nave! Non vi pare che non siano condizioni per litigare?”
“Avete ragione capitano.” Reagì subito Knight. “Ispettore Wilkinson?”
“D’accordo… Vista la situazione, pace temporanea.” Rispose come a malincuore. “Ma abbiamo ancora un conto in sospeso Mr. Knight!” Esclamò in foga.
“Ne sono sicuro…” Disse con indifferenza. “Piuttosto, per accertarci almeno dell’arma del delitto, chiamate il dottore.”
“Vado subito.” disse Philips.
“Aspetti un secondo. Lei e Mr. Tom dovete riferirci prima in quali circostanze avete trovato il cadavere.”
“Mr. Knight, se vuole posso andare io.” Disse Lloyd.
“Le sarei molto grato. Ora sentiamo voi, Mr. Philips e Mr. Tom.”
“Insomma” esordì Tom. “Stavo rientrando al mio alloggio, come al solito sono passato davanti alla sala macchine e ho visto il corpo steso sull’uscio. In quel momento si è fermata la nave, e mi sono avvicinato alla scena del delitto. In quel momento dalla sala macchine si è avvicinato anche il marinaio Philips…”
“…proprio così. Stavo facendo il solito giro di routine ed ho rivisto la sagoma nera nella sala macchine. Ero nell’angolo più lontano all’uscio e ho notato proprio il momento in cui il losco figuro ha ucciso il vicecapitano. Non ho fatto in tempo a raggiungerlo, quando sono arrivato sul luogo si era mosso al contempo verso l’interno della sala andando a tagliare la cinghia; in quel momento si è infatti fermata la nave. Sono comunque riuscito ad arrivare negli ultimi secondi di vita di Palmer che ha farfugliato qualcosa come “u… o…e…aio”. Credo si sarebbe potuto trattare sia semplicemente di gemiti di dolore che le vocali di un qualcosa che mi provava a dire, ma questo credo spetti a lei stabilirlo. Ad ogni modo, in quel momento è arrivato Tom e dopo avergli spiegato brevemente la situazione sono tornato indietro per tentare di fermare il colpevole. Era però svanito, probabilmente è uscito da un compartimento di emergenza, ma come può notare non ci sono forzature. Poi siamo accorsi a riferirvi e il resto lo sapete.”
“Interessante…” Disse Knight pensoso. “Mr. Tom-”
Nel frattempo era arrivato il Dr. Ellis. Era un tipo alto, magro e pallido, con un naso allungato verso il basso e con narici strette, per le quali di conseguenza aveva una voce nasale e la r moscia. Questi elementi si aggiungevano alla sua personalità snob. Interruppe Knight:
“Buongiorno, sono il Dr. Ellis… Avrei voluto riposare, se è già morto io non è che posso farci niente, mi avreste potuto anche chiamare dopo le nove di mattina… Ma vediamo questa ferita.”
“Dottore…” Disse Knight un po’ irritato “capisco la sua stanchezza ma sa prima scopr-”
Fu nuovamente interrotto: “Deve sapere che io non è che me ne intenda di autopsie e cose simili, di solito io lavoro prima che il paziente muoia, non le assicuro niente di troppo preciso, ma comunque…”
“Senta, non mi interessa la pressione applicata o l’angolo del taglio, vorrei solo sapere se mi sa dire più o meno che cosa può aver provocato la morte.”
“Si, si, certo… Un coltello direi, e uno di quelli grossi. Io se non vi dispiace me ne torno a dormire.”
“Grazie… (che antipatico, pensò) Capitano, io non credo che abbia più niente da fare qui, potete ripulire. Fortunatamente fin ora i passeggeri non sono andati nel panico per i sabotaggi, ma adesso che è morto qualcuno, temo che non sarà più così.”
“Immagino, Mr. Knight. Ma io non mi perdo d’animo: mi fido di lei, sono sicuro che sarà capace di trovare il colpevole… Nel frattempo lavorerò di persona per aggiustare gli ingranaggi e ripartire al più presto.”
Tornando all’alloggio, Butler chiese a Knight:
“Allora, che idea si è fatto?”
“Be’, posso solo dire che credo che il barman Cooper sia scagionato; almeno per il momento non ci sono prove contro di lui. Infatti, anche se avesse messo lui il seghetto sotto il bancone, in tutti i crimini è chiaro sia stato usato un coltello. Era decisamente un tentativo mal pensato di incastrarlo, come cercavo di far notare all’ispettore Wilkinson. Probabilmente è stato un cambio di programma: credo che il nostro incognito abbia provato a segare la cinghia di trasmissione, però fallendo; è stato quindi avvistato da Philips ed è scappato. Quindi ha approfittato della situazione per nascondere il seghetto nel bar per cercare di indirizzare i sospetti verso Cooper. È in seguito tornato con un coltello, probabilmente lo stesso con cui ha tagliato le corde delle scialuppe. Trovandosi Palmer davanti non poteva fare altro che ucciderlo, altrimenti il vicecapitano avrebbe potuto testimoniare e mandare all’aria tutto il piano. In quanto al resto, i sospettati rimangono invariati, potrebbe trattarsi di Tom, come di Philips stesso, come magari del cuoco Rogers, o di Kent Young, o chissà, per qualche motivo anche di Romeo Dixon, oppure dell’operaio Gilbert Russell, ricordandoci sempre che i colpevoli sono almeno due. Ad ogni modo, oggi farò qualche altra domanda, in particolare allo chef e a Tom. C’è comunque una cosa che credo che sia ormai assodata: i colpevoli vogliono arrivare a far affondare la nave e mettersi in salvo su una scialuppa che ha nascosto, checché ne pensi Wilkinson.”
Come preannunciato da Knight, quella mattina la notizia della morte di Palmer si era già diffusa a tutti i passeggeri sulla nave. A colazione c’era un vociare generale, passeggeri che si accusavano a vicenda, che andavano nel panico, che si chiedevano chi fosse stato, che fine avrebbero fatto. L’atmosfera era angosciante, in più nuvoloni grigi campeggiavano all’orizzonte come a preannunciare un disastro impetuoso quanto una tempesta. Knight rimaneva però distaccato dalle ipotesi popolari, era esperto ed avendo seguito in prima persona il corso dei fatti sapeva che tutte erano false piste. Proprio mentre si avviava verso la cucina per interrogare lo Rogers, lo chef lasciò andare uno dei suo forti gridi: “IL COLTELLOOOO!!! MI HANNO RUBATO IL COLTELLO!!! QUEL MISERABILE! È STATO QUEL MISERABILE!!!” Knight ed il maître Singh si avvicinarono. Il capocameriere incominciò:
“Chef Rogers! Si calmi un po’ e ci spieghi meglio. Non credo che vi abbiano derubato di qualcosa di troppo indispensabile.”
“Be’, sarà, ma per noi chef ogni pezzo di argenteria è necessario, anche quindi di tutti i coltelli, per quanto possa sembrare magari macabro. Mi hanno rubato il mio coltello disosso più grande. E poi sbaglio o stanotte è stato ucciso il vicecapitano con una coltellata? Be’ per lo meno credo che se ci sono stati sospetti su di me sia stato scagionato!” (Knight pensò che il cuoco potesse avere ragione su quel punto.) “E comunque, credo di sapere perfettamente chi sia stato. Ieri sera, al contrario del solito non sono stato l’ultimo a lasciare la cucina: il volontario sguattero, Gilbert Russell, è voluto rimanere a fare un po’ di straordinari, mi è parso strano ma l’ho lasciato fare. E questo è stato il mio errore! Ha di certo approfittato della mia assenza per rubare il coltello e magari uccidere Palmer e sabotare il motore. Io prima di lasciare la cucina controllo sempre che tutti gli strumenti siano al loro posto.”
“Allora vado subito a chiamare l’ispettore!” Disse Singh.
Knight esordì in quel momento: “Mi scusi, Mr. Rogers, Rogers, a che ora ha lasciato la cucina ieri sera?”
“Verso le 22:00… Ma lei chi è? Come fa a sapere il mio nome?”
“Mi perdoni, mi chiamo Graham Knight e sto aiutando nelle indagini riguardanti i crimini che stanno avvenendo sulla Portsmouth.”
“Ah bene! Allora guardi, credo che si possa rilassare: se avete ascoltato ciò che ho detto prima, credo il caso sia chiuso!”
“Non ne sono completamente certo, piuttosto, un’altra sola domanda, la mattina di solito a che ora arriva Russell in cucina?”
“Verso le 10:30.”
Erano ancora le 9:23. Nel frattempo arrivarono Singh e Wilkinson. L’ispettore si fece raccontare i fatti dallo chef e gli diede piena ragione. Anche il barman Cooper era dalla loro parte, già sospettava che fosse stato l’operaio ad incastrarlo. Sono andati quindi col permesso del capitano a perquisire l’alloggio di Russell. Si unirono anche Butler e Knight, ancora non convinto del sospettato.
“Salve, sono l’ispettore Wilkinson della polizia di Londra, devo perquisire il suo alloggio. Con permesso.”
“F-fate pure.” Balbettò l’operaio. “Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“Solo il sabotaggio delle scialuppe, il tentativo di depistaggio delle indagini, il sabotaggio del motore, l’uccisione del vicecapitano e il furto di un coltello da cucina.”
Russell era confuso ed impallidì. Era giovane, ma in quel momento sembrava fosse invecchiato di quarant’anni.
“Come immaginavo!” Esclamò l’ispettore. Aveva trovato il coltello dello chef, sporco di sangue, sotto un mobile vicino la porta dell’alloggio. “E questa è la prova schiacciante. Ecco cosa tentava di dire Palmer in punto di morte: un operaio, è stato un operaio! Non trova anche lei, Mr. Knight?” Chiese ironicamente. “Mr. Gilbert Russell, la dichiaro in arresto, in nome della legge.”
Russell assomigliava ad un ectoplasma. Era rimasto con la bocca spalancata, sorpreso, secondo lui aveva la coscienza a posto. “M-ma io… Non ce l’ho messo io lì…”
“Si, si, dicono tutti così.” Affermò l’ispettore in procinto di mettergli le manette.
“No, io sono innocente, sono innocente! Non c’entro! Aiuto!” Knight aveva sentito molto spesso quel “sono innocente”. Dalla sua esperienza, i casi erano due: il classico criminale che fa di tutto per negare l’evidenza, o un povero civile che non ha niente a che fare con i fatti, vittima di un errore giudiziario. A vedere la faccia di Russell, in preda ad una totale crisi, con grandi lacrime che gli scendevano dagli occhi, Knight non aveva dubbi: Russell apparteneva al secondo caso.
“Si dimena! Aiutatemi!” Gridò l’ispettore.
“Faccio io!” Rispose pronto Knight, avvicinandosi all’operaio.
“Mi creda, signore! Non ho nulla a che fare con questa storia!”
“Io le credo, Mr. Russell.” Cominciò Knight, bisbigliando. “Io sono sicuro che lei è innocente. Sono sicuro che hanno provato ad incastrarvi. Non posso oppormi all’arresto perché al momento, purtroppo, tutte le prove portano a lei e mi accuserebbero di complicità. Però non si preoccupi, mi impegnerò a trovarne altre che la scagioneranno, glielo giuro su sua maestà la Regina Vittoria. E non dovrà neanche aspettare molto: se ci impiego troppo tempo, questa nave colerà a picco, e noi tutti con essa. Sarà questione di un paio di giorni e lei sarà di nuovo libero, anzi, cercherò di farle ottenere anche un risarcimento. Collabori con l’ispettore e vedrà che andrà tutto bene.”
Russell annuì, tirando in su col naso. L’ispettore lo accompagnò al suo alloggio, sarebbe rimasto lì finche non sarebbero arrivati a Londra. Wilkinson, dopo che Knight terminò il colloquio disse orgoglioso: “Eh Mr. Knight, lei non sarà poi un’eccellente investigatore, ma come psicologo se la cava, ha ha!” In quel momento avrebbe voluto mostrare tutto il suo disprezzo per l’ispettore.
Quella sera, dopo cena Butler chiese a Knight nel loro alloggio:
“Be’, caro Knight? Non è contento che il mistero si sia risolto? Dall’arresto non ha detto una parola…”
“Butler, Butler, quel povero operaio era innocente, ne sono sicuro… Sembrava un così bravo ragazzo…”
“Le apparenze a volte ingannano, amico mio. E poi tutti i presenti si sono reputati soddisfatti dell’arresto del colpevole. Il barista Cooper, lo chef Rogers, il marinaio Philips, anche Gaston Leroux e perfino Romeo Dixon.”
“Tutti tranne il capitano Owen. E in tutta sincerità per me è la sua opinione che m’importa più di quella degli altri. Era esattamente d’accordo con me: anche lui nella sua esperienza ha avuto a che fare con criminali sulle navi, e l’ha detto: secondo lui Russell era un bravo ragazzo. E poi, avevamo appurato che i colpevoli dovevano essere almeno due. Ah, e credo che seppur non abbia ancora parlato con loro, anche Mr. Doyle e Mr. Lloyd siano d’accordo.”
“Le confesso… Anche secondo me Russell è una brava persona. Ma tutte le prove portavano a lui… Il fatto che è molto bravo nei lavori manuali, il lavoro extra in cucina, il coltello sotto il mobile, il seghetto, utensile da lavoro, nel bar…”
“Butler, lo ha detto lei stesso: le apparenze a volte ingannano. Come ad esempio, teoricamente, Russell ha provato ad incastrare Cooper, qualcuno può aver provato, stavolta riuscendo, ad incastrare Russell.”
“In effetti ha ragione. Però… Che altre prove crede di poter trovare?”
“Non lo so ancora, caro Butler. Ancora non lo so. Magari chiederò aiuto a Mr. Doyle, a Mr. Lloyd, converrebbe forse anche allo stesso capitano Owen e poi una cosa di cui sono certo c’è: dobbiamo agire in fretta. I nostri incogniti sono ancora a piede libero e il prossimo passo sarà probabilmente far affondare la nave. Approfitteranno della confusione delle riparazioni al motore. È come una partita a scacchi: loro ci hanno preso un pezzo e se non facciamo attenzione hanno il matto in poche mosse. Al contempo quindi, dalla nostra parte, non possiamo sprecare mosse né tempo perché l’orologio scorre. Dobbiamo cercare nel suo lato di scacchiera quel pezzo mal posizionato che ragionando attentamente lascia scoperto il buco per una rete di matto, che si può attuare subito ma che richiede qualche mossa brillante.”
“Nel nostro caso, il pezzo preso è Russell, il loro possibile matto in poche mosse è la credulità dei passeggeri e dell’equipaggio, la nostra rete di matto sono le prove che dobbiamo ancora trovare e il loro pezzo posizionato male potrebbe essere… La scialuppa nella vecchia timoneria!”
“Giusto Butler, giusto! Me ne stavo quasi scordando! Wilkinson ha ignorato molte prove! Domani mattina andremo col capitano a provare la nostra ipotesi e ah, dovrò assolutamente interrogare Tom, le sue risposte potrebbero essere decisive… L’avrei dovuto fare ieri notte, ma quel presuntuoso dottore mi ha interrotto. Magari dovrei fare anche una capatina dalla signorina Gray…”
“Non per demoralizzarla, ma a giudicare dai sospettati non sono sicuro che abbiamo fatto grandi progressi!”
“Oh no, Butler, stavolta non è così. Guardi, guardi la mia vecchia rete sul muro, com’è intricata! Ora lei giustamente non lo può sapere, ma nella mia mente l’ho già sostituita con un diagramma molto più lineare; del tipo “se non è zuppa è pan bagnato”. Ora andiamo a dormire caro mio, domani me lo sento, sarà una giornata fruttuosa!”
Venne in mente a Butler della questione per cui erano stati a New York, la condizione lavorativa instabile di Knight, ma non si azzardò a pronunciarsi al riguardo anche se era sempre più convinto che Knight avesse deciso di tornare a fare l’investigatore di professione. Mentre Knight argomentava i suoi punti di vista, notò un’emozione, un’emozione che non vedeva da anni nel suo amico. Che sia stato il mistero, la lettura di quel romanzo di Doyle o qualcos’altro a suscitargliela poco importava.
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Scritto e redatto da Gennaro Fregola
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