Il raggiro dell'incognito - Storia di un mistero sulle onde: Giorno quarto - Libri e Letteratura - Un giallo scritto da me

 Il raggiro dell'incognito

Storia di un mistero sulle onde

Giorno quarto

L’indomani mattina, c’era una forte aria salmastra e puzza di pesce. Il cuoco Rogers stava in effetti sminuzzando merluzzi, salmoni e simili, per il grande pranzo programmato. Knight si svegliò intorno alle otto, mentre Butler ancora dormiva. Si vestì e andò a fare una passeggiata per il ponte. In timoneria c’erano Palmer e Owen; quest’ultimo, notando Knight, lo chiamò.

“Mr. Knight! Il mio vice Palmer mi ha riferito di un tentativo di sabotaggio avvenuto stanotte…”

“Buongiorno capitano. Sono curioso di ascoltare.”

“Cecil, vuoi raccontare tu?”

“Con piacere. Stamattina sono casualmente andato in sala macchine. Appena sono entrato, il marinaio Philips mi è venuto incontro e mi ha detto che stava andando ad avvertire il capitano riguardo ad un altro sabotaggio. Trovandomi lì, ha voluto raccontare a me. Stanotte, verso le 23:15, ha beccato una sagoma nera armeggiare sulla cinghia di trasmissione. Gridandogli contro, è riuscito a farla scappare e ha iniziato ad inseguirla, però invano. Infatti, la sagoma ha voltato verso sinistra mentre usciva dalla sala macchine; Philips, facendo lo stesso, si è trovato però davanti Tom, un nostro facchino. Gli ha chiesto se avesse visto qualcuno, ma Tom ha risposto di no; alle undici finiva il suo turno e stava tornando in camera sua dopo una chiamata all’ultimo minuto da parte di Kent Young, alloggiante in seconda classe. Lei cosa ne pensa?”

“Penso che andrò a fare due domande a Tom… Se, cortesemente, mi accompagna.”

“Preferisco venire io con lei.” Interruppe il capitano. “Cecil, tu resta qui al timone.”

Knight e Owen andarono così all’alloggiò di Tom e bussarono.

“Chi va là?”

“Il capitano. Posso entrare?”

“Prego… Posso chiedere, chi è questo signore? Gli ho anche trasportato i bagagli…”

“Mr. Knight è qui per aiutare con le indagini sui sabotaggi.”

“Ah… (pensò: un ficcanaso)”

“Buongiorno.” Esordì Knight. “Ho saputo che stanotte, verso le undici e un quarto, avete incontrato il marinaio Donald Philips mentre tornavate dall’alloggio di Mr. Kent Young… È così?”

“Esatto.”

“E il marinaio vi ha chiesto se aveste visto una sagoma uscire dalla sala macchine…”

“Proprio così.”

“…e avete risposto di non averla vista.”

“Si… Ma se sapete già la storia, perché siete venuto da me?”

“Due motivi: volevo una conferma da parte sua e volevo chiederle dove alloggia Mr. Young…”

“Venite, vi mostro.”

I tre salirono le scale e bussarono alla porta dell’alloggio indicato da Tom.

“Avanti!”

Knight esitò qualche secondo prima di aprire la porta. “Questa voce… L’ho già sentita da qualche parte.” Disse sottovoce. 

Infatti, oltre la soglia ad aver risposto era stato Romeo Dixon.

“Mr. Dixon?!” Esclamò Knight.

“Mr. Knight?!” Rispose Dixon. “Non è venuto per aggiornarmi sulla situazione? Perché è confuso di vedermi?”

“Io sono in realtà venuto per Mr. Young… È lei, immagino.” Si stava rivolgendo all’uomo insieme a Dixon.

“Esattamente… Ho il piacere?”

“Graham Knight; sto aiutando con le investigazioni per i sabotaggi che stanno avvenendo sulla nave… Quindi lei e Dixon alloggiate insieme?”

“Si… Ma per pura convenienza economica; non ci conoscevamo prima. Piuttosto, ha detto i sabotaggi? Ne è successo un altro?”

“Più o meno… L’uomo è stato fermato prima che potesse compierlo, ma non è stato riconosciuto. Volevo farle qualche domanda, comunque.”

“D’accordo… Non so come potrei essere d’aiuto, ma sono a sua disposizione.”

“Bene. Ieri notte, verso le undici, conferma di aver chiamato un facchino?”

“Si.”

“Ed è arrivato il qui presente?”

“Esatto.”

“Per cosa lo aveva chiamato?”

“Gli avevo chiesto di portarmi la mia nuova fotocamera che si trovava nella stiva…”

“Oh, lei s’intende di fotografia?”

“Si, ne sono appassionato.”

“E per quale scopo l’avreste voluta usare alle undici di sera?”

Ci furono un paio di secondi di silenzio prima che Young rispondesse. “Volevo provare a scattare delle foto nella notte, per questo ho fotografato l’oceano attraverso l’oblò.”

“Uhm… Mr. Tom, Mr. Dixon, confermate ciò che ha detto Mr. Young?”

“Si.” Risposero entrambi.

“Ok, può bastare. Con permesso, arrivederci.”

Knight tornò all’alloggio e fece il resoconto della mattina a Butler.

 

L’ora di pranzo era arrivata. Per quel giorno era già stato programmato dagli organizzatori del viaggio un grande pasto. Tranne alcuni marinai e il capitano, che doveva rimanere in timoneria, tutti i presenti sulla nave lo erano anche al pranzo. Gli ospiti erano già in sala. Nella cucina lo chef Rogers urlava ai cuochi e il maître Singh ai camerieri. Essi stavano facendo il loro meglio e si muovevano abilmente tra fornelli e tavoli. Goodman e Armstrong suonavano in sottofondo musica soft. La signorina Gray stava ordinando l’aperitivo al bar. Era la prima cliente di quel pomeriggio. “Un Manhattan, grazie.” “Subito signorina.” Rispose il barista Cooper. Mentre preparava il cocktail stava ingaggiando una conversazione con la cliente, ma si fermò quando si chinò per prendere l’angostura da sotto il bancone. Rimase sorpreso da ciò che trovo al suo posto.

“Un… Seghetto!?” Esclamò.

“Cooper!” Lo rimproverò da lontano Singh. “Ti stai di nuovo distraendo con i clienti? A lavoro!”

“Ma… Ho trovato questo.”

“Tieni.” Disse il maître ad un cameriere con le mani libere di passaggio. “Fammi vedere… Perché c’era un seghetto sotto al bancone?”

“Non ne ho la minima idea… Sono sorpreso quanto lei.”

“Philips! Marinaio Philips!”

“Mi chiamate, Mr. Singh?” Si era avvicinato in solo qualche secondo.

“Ah, è qui… Avete fatto lavori al bar? Nel caso vi siete scordati un seghetto.”

“No, nessun lavoro… Ma aspetti, un seghetto? Io in sala macchine ho beccato un uomo, o una donna, che stava provando a sabotare la cinghia di trasmissione!”

“Cooper… Cos’hai da dire a tua discolpa?”

“Io… Non sapevo dell’accaduto… Lo giuro, è la prima volta che trovo un seghetto qui sotto! E poi, nel caso l’avessi usato a scopi loschi, lo farei sapere apertamente?”

“Ottimo punto…” Disse sottovoce Gray.

“E perché no… Magari volevi incolpare qualcun altro!”

“Anche questo è un ottimo punto…” Disse sempre sottovoce la signorina.

“Ma… Le dico, io non sapevo di questo tentativo di sabotaggio!”

“Magari è vero…” Intervenne Philips. “Perché il seghetto può anche essere stato usato per tagliare le funi delle scialuppe!”

“Avete ragione, marinaio.”

“Sono offeso da tutto ciò. Qualcuno ha messo qui sotto un seghetto perché mi vuole incolpare di qualcosa che non ho fatto. Dico! Chiedete piuttosto a quel Russell là, quel nuovo sguattero che lavora per un penny all’ora… Faceva l’operaio a New York, di attrezzi ne dovrebbe sapere!”

“Che sta succedendo qui!?” Intervenne Knight, che si era avvicinato incuriosito.

“Lei è Mr. Knight?” Chiese Philips.

“Si, sono io.”

“Menomale! Il capitano mi ha informato che state aiutando con le indagini. Io sono Donald Philips, marinaio tuttofare. Arthur Cooper, il nostro barman, ha trovato sotto al bancone un seghetto. Io e il capocameriere Max Singh, ipotizziamo che abbia qualcosa a che fare con i sabotaggi.”

“Uhm… È possibile, anche se escluderei che il seghetto sia stato usato nel primo sabotaggio; il taglio nelle funi era netto. Tuttavia, può darsi che si tratti dello strumento utilizzato nel tentativo di rompere la cinghia di trasmissione… Ma non sospetterei troppo di Mr. Cooper: il sabotatore potrebbe aver nascosto il seghetto di proposito per incolpare il barman.”

“Quello che sostengo io!” Intervenne Cooper. “Sospetto particolarmente di Gilbert Russell, un operaio, a quanto dicono molto abile nella sua professione, che si è offerto a lavorare in cucina come sguattero a solo un penny all’ora… Per tale cifra, immagino che abbia scopi diversi dal semplice guadagno in denaro.”

“Anche questa è una possibilità. Avevo già preso in considerazione l’implicazione di Russell con i sabotaggi, ma non riesco a trovare il movente… Farò indagini più approfondite ed è ancora troppo presto per incolpare qualcuno.”

“La ringraziamo.” Singh rispose anche per Cooper e Philips.


Tornato Knight al tavolo, Butler gli chiese cosa fosse successo.

“Sviluppi, caro amico. La rete si infittisce, ma in tal modo, presenta anche nuovi nodi nelle stringhe. Il barman ha trovato un seghetto sotto il bancone, cosa direi insolita, e perciò si sospettava la sua implicazione con i sabotaggi. Ma, d’altra parte, il seghetto può esser stato messo lì da qualcun altro con lo scopo di incolpare il barman e depistare le indagini. Ciò potrebbe portare all’operaio Gilbert Russell, che si è fatto assumere come sguattero. Io però in lui non trovo ancora alcun movente…”

“Non mi pare che il ritrovamento sia stato di grande aiuto… Anzi, ha solo aggiunto un sospettato.”

“In effetti ha ragione. Non sembra che abbiamo ancora un granché su cui basarci. Dovrei riordinare le idee in attesa di altri sviluppi… Una volta tornanti all’alloggio, mi potrebbe lasciare solo fino all’ora di cena? Mi devo concentrare.”

“Certamente, se può aiutare.”

 

Finito il pranzo e tornati ambedue nella camera, Butler uscì poco dopo. Quando tornò poco prima di cena, gli sembrò di entrare in un covo di ragni.

“Mr. Knight! Cosa è successo qui?!”

L’arredamento era stravolto, tutti i mobili erano ammassati sul lato sinistro, mentre sulla parete destra si sviluppava un fitto groviglio di spago, il quale s’intersecava con sé stesso in chiodini con ad essi appesi foglietti scribacchiati.  

“Perdoni il disordine, caro amico. Qui può vedere il mio cervello districarsi; ciò è necessario affinché io possa avere una chiara immagine dei fatti… Il capitano mi dovrà perdonare, ma se vuole che risolva il caso allora deve anche essere disposto a… Sacrificare un po’ d’ordine.”

“Immagino… Mi può spiegare il suo ragionamento?”

“Dopo cena, se non è troppo stanco. Saremmo in ritardo se iniziassi a parlarle ora.”

“D’accordo. Nel frattempo, volevo dirle che ho conosciuto, girovagando per la nave mentre lei ragionava, un signore davvero a modo: si chiama Michel Lloyd ed è professore di matematica all’università di Cambridge, si trovava a New York per visitare la città, e come lei ne è rimasto deluso… Ora se gli fosse possibile avrebbe voluto aiutare con le indagini.”

“Ci terrei ad incontrarlo…”

Dopo cena, nell’alloggio di Knight e Butler erano presenti per ascoltare il ragionamento anche il capitano Owen, Mr. Lloyd che Knight aveva conosciuto quella sera, Mr. Doyle ormai amico di Knight e incuriosito dalle indagini, lo scettico ispettore Wilkinson che si trovava lì piuttosto per cercare di smontare le teorie. Sembrava quasi una piccola conferenza. In quanto alcuni dei presenti avevano fatto ritardo, l’ora era ormai prossima a mezzanotte. Proprio mentre Knight stava finalmente iniziando a spiegare, il capitano però lo fermò. Quest’ultimo si era accorto infatti che la nave aveva smesso di muoversi. Di colpo bussarono alla porta: erano Tom e il marinaio Philips. Quest’ultimo gridò:

“Capitano! Capitano! Hanno ucciso il vostro vice!”

In quel momento scoccò la mezzanotte.


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Scritto e redatto da Gennaro Fregola


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